domenica 23 ottobre 2016

IN VISTA DEL FUTURO

Alla ricerca del vero cambiamento
 - DI MONICA RAVALICO
 
Vengo sollecitata da Piero Ballaben a scrivere un nuovo pezzo sulle vicende della bassa Isonzo e mi rendo conto che ci sono ancora delle cose da precisare. Tra pochi mesi a Monfalcone e Ronchi dei Legionari si andrà al voto, per rinnovare le giunte e l’esito non è così scontato,  sebbene siano due comuni storicamente di centro-sinistra. A Ronchi dei Legionari si sono impegnati a far
affondare la fusione dei comuni, assieme anche a Staranzano, fusione che avrebbe comportato un risparmio di 260.000 euro l’anno, con i tagli a poltrone politiche e stipendi di personale amministrativo, oltre a nuovi fondi aggiuntivi, diventando il quarto comune della regione. Già questo è un fatto di per sé inquietante: in tempi di vacche magre, la classe politica dovrebbe favorire l’accorpamento dei comuni, invece di tutelare le proprie seggiole e convincere la popolazione che sia un male quello che sarebbe saggio, ma l’aspetto triste è che anche i 5 stelle non abbiano affatto favorito la fusione.              

     A livello nazionale sono sempre i primi a parlare di tagli alla politica, il che giustamente ha portato loro molti voti, ma a livello locale si vede che funzionano altre logiche di riposizionamento sul territorio, ragion per cui secondo me hanno perso il diritto di amministrare entrambi i comuni.        

A Monfalcone il bipresidente della provincia che non c’è più si è accorto che era il caso di allargare lo sguardo ad una lista civica di persone del territorio, magari molto conosciute, da anni sostengo che ci siano risorse fuori del pd migliori che dentro, ma come al solito ero il gufo inascoltato di casa, la paura, userei il termine triestino “striza” di andare a casa tutti, lo ha fatto ragionare e anche ci si è riavvicinati alla sinistra, finalmente ci si è accorti che in una città operaia non c’era un solo operaio in giunta. Questi passi in avanti però non celano il malcontento della gente per quello che accade in città e anche a Gorizia la situazione non è florida, specie dal punto di vista industriale, ma la ciliegina sulla torta l’ha messa, come era suo solito fare, l’ex sindaco, anch’esso eletto due volte, Gianfranco Pizzolitto, che ha incolpato Calderoli e il porcellum di aver tolto ai cittadini il diritto di scegliere con le preferenze i parlamentari. Renzi ti toglie proprio la scheda elettorale per il senato, la Serracchiani il punto nascita e l’ambulanza, ma la questione di fondo è un’altra: il ricambio della classe politica parte dai comuni, per arrivare al parlamento, non il contrario. E’ chi ha scelto determinate persone in lista e certi assessori, che dovrebbe ripensare alle proprie scelte e chiedersi come mai si è arrivati a tanto, personalmente mi sento minoranza del pd al governo quanto a casa, sarebbe piacevole vedere che cambiano le facce e anche i contenuti, magari riflettendo sulle recenti sconfitte elettorali, a Trieste e Pordenone.

Ci sono esponenti della sinistra che non accettano il risultato e non si rendono conto che l’elettorato ormai si sposta sulla base di tematiche concrete, come lavoro, impoverimento, sicurezza e non vota più per partito preso, come accadeva in passato. A Torino c’è il maggior numero di disoccupati delle grandi città del Nord e più poveri, rispetto al numero di abitanti, che a Milano, quindi Fassino ha perso, anche perché ha trascurato le periferie, concentrandosi solo sul più borghese centro storico, incolpare di fantomatici complotti grillini col centro-destra al ballottaggio non serve che a nascondere la realtà: vince le elezioni chi si interessa ai problemi reali della vita quotidiana di oggi, gli altri vanno a casa.                    



       Monica Ravalico  

Questo articolo è stato reso pubblico in data delle elezioni per non dare modo di confutare queste verità come convenienza elettorale.


Monfalcone 23\10\2016

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