martedì 25 agosto 2015

La sindrome cinese Mercati azionari sempre più d'elitte.

In questi giorni se è ritornati più volte, anche da parte delle testate economiche, sulla sindrome cinese che stà colpendo le borse. 

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Quanto mi sfugge è il motivo per cui la notizia dal bell'inizio è stata riportata con toni allarmistici, per venire in un secondo tempo ridimensionata e spiegata quale fenomeno 'domino' del sistema borsistico globale.

Pareri di notabili analisti ora ci rassicurano sulla transitorietà del fenomeno immemori di enunciare quante di quelle perdite in percentuale coinvolgano i piccoli azionisti o coloro che hanno investito somme 'poco consistenti'.



A parte le grandi società d'investimento che hanno attutito, se non anticipato e limitato le possibili perdite, quante persone sono state private del capitale investito 'tagliandole fuori' dagli investimenti di borsa per mancanza di capitale? Ogni qual volta che il 'sistema borsistico globale' ha una contrazione più d'elitte, coloro che hanno maggior capitale investito quindi diversificato, rimane il mercato azionario. Questo è un fenomeno del quale sono certo non ha mai scritto nessuno: voluto o meno è un'auto acreditamento e selezione di massimi capitali. A medio termine comporta una maggior concentrazione di moneta ai poli di massimo capitale ed impoverimento dei rimanenti dei compartimenti d'investimento.


Le perdite delle borse non portano a null'altro che al rafforzamento del sistema capitalistico e borsistico, quale massima espressione di se stesso. Che orribili termini anacronistici, credo che tra non molto ne conierò di nuovi.









Il Golem 1.0 - Gilberto Mattei
25\08\2015.





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